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    A-B

    Anima. Lo Spirito individualizzato. L’anima è la vera e immortale natura dell’essere umano e di ogni forma di vita; è racchiusa solo temporaneamente negli involucri del corpo causale, di quello astrale e di quello fisico. La natura dell’anima è lo Spirito, ovvero la Gioia sempre esistente, sempre cosciente e sempre nuova.

    Arjuna. Il grande discepolo al quale Bhagavan Krishna rivelò il messaggio immortale della Bhagavad Gita (v.); uno dei cinque principi Pandava del Mahabharata, il grande poema epico dell’induismo in cui Arjuna svolge un ruolo fondamentale.

    Ashram. Un eremitaggio spirituale, spesso un monastero.

    Aum (Om). La parola sanscrita radice di ogni cosa, ovvero il suono primordiale, simbolo di quell’aspetto della Divinità che crea e sostiene tutte le cose; la vibrazione cosmica. L’Aum dei Veda divenne la sacra parola Hum dei tibetani, l’Amin dei musulmani e l’Amen degli egizi, dei greci, dei romani, degli ebrei e dei cristiani. Le grandi religioni del mondo affermano che tutta la creazione ha origine dalla cosmica energia vibratoria dell’Aum o Amen, il Verbo (o Parola), ovvero lo Spirito Santo. “Nel principio era il Verbo, e il Verbo era con Dio, e il Verbo era Dio… Per mezzo di lui [il Verbo o l’Aum] furon fatte le cose tutte, e senza di lui nulla fu fatto di ciò che è stato fatto” (Giovanni 1,1,3).

    In ebraico Amen significa sicuro, fedele. “Così dice l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio delle cose da Dio create” (Apocalisse 3,14). La vibrazione di un motore in funzione produce un suono; allo stesso modo, l’onnipresente suono Aum è il testimone fedele del funzionamento del ‘Motore cosmico’, che tiene in vita tutta la creazione, in ogni sua particella, per mezzo dell’energia vibratoria. Nelle Lezioni della Self-Realization Fellowship (v.), Paramahansa Yogananda insegna alcune tecniche di meditazione praticando le quali si fa l’esperienza diretta di Dio come Aum o Spirito Santo. Questa beata comunione con l’invisibile Potere divino, (“il Consolatore, che è lo Spirito Santo”; Giovanni 14,26) è il vero fondamento scientifico della preghiera.

    Avatar. Dal sanscrito avatara, le cui radici sono ava, ‘giù’, e tri, ‘passare’. Sono chiamate avatar, ovvero incarnazioni divine, le anime che raggiungono l’unione con lo Spirito e poi ritornano sulla terra per aiutare l’umanità.

    Avidya. Letteralmente ‘non-conoscenza’, ignoranza; è il modo in cui maya (v.), l’illusione cosmica, si manifesta nell’uomo. In essenza, l’avidya è l’ignoranza dell’uomo riguardo alla propria natura divina e all’unica realtà: lo Spirito.

    Babaji. V. Mahavatar Babaji.

    Bhagavad Gita. ‘Il canto del Signore’. Antica scrittura indiana costituita dai diciotto capitoli che compongono il sesto libro (Bhishma Parva) del poema epico Mahabharata. La Gita, esposta in forma di dialogo tra l’avatar (vedi) Bhagavan Krishna e il suo discepolo Arjuna alla vigilia della storica battaglia di Kurukshetra, è un profondo trattato sulla scienza dello Yoga (unione con Dio), come pure un insieme di insegnamenti eterni su come raggiungere la felicità e il successo nella vita di ogni giorno. La Gita è un poema allegorico oltre che storico, è un trattato spirituale sulla battaglia interiore tra le inclinazioni buone e le inclinazioni cattive dell’uomo. A seconda del contesto, Krishna simboleggia il guru, l’anima o Dio; Arjuna rappresenta il devoto che aspira alla realizzazione di Dio. Di questa scrittura dal valore universale Mahatma Gandhi ha detto: “Coloro che mediteranno sulla Gita ne trarranno ogni giorno nuova gioia e nuovi significati. Non c’è un solo nodo spirituale che la Gita non sia in grado di sciogliere”.

    Bhagavan Krishna. Un avatar (v.) che visse e regnò in India molti secoli prima dell’era cristiana. Nelle scritture induiste uno dei significati attribuiti alla parola Krishna è ‘Spirito onnisciente’. Quindi Krishna, come Cristo, è un appellativo spirituale che sta a indicare la grandezza divina dell’avatar, la sua unità con Dio. Il titolo Bhagavan significa ‘Signore’. Nei primi anni di vita, Krishna fu un pastorello che incantava i compagni con la musica del suo flauto. In questo ruolo Krishna è spesso considerato un’allegoria dell’anima, che suona il flauto della meditazione per guidare tutti i pensieri fuorvianti all’ovile dell’onniscienza.

    Bhakti Yoga. Il sentiero spirituale che esalta l’amore assoluto per Dio e il totale abbandono a Lui come condizione principale per raggiungere la comunione e l’unione con Dio. V. Yoga.

    Brahman (Brahma). Lo Spirito assoluto. In sanscrito Brahman si trova a volte scritto come Brahma (con la a finale breve); ma ha lo stesso significato di Brahman: si riferisce cioè allo Spirito o a Dio Padre, non al concetto, ben più relativo, di ‘Brahma il creatore’ (Brahmâ con la â finale lunga), divinità personificata che appartiene alla triade Brahma-Vishnu-Shiva. V. Brahma-Vishnu-Shiva.

    Brahma-Vishnu-Shiva. I tre aspetti dell’immanenza di Dio nella creazione. Rappresentano la triplice funzione dell’Intelligenza cristica (Tat) che guida le attività della Natura cosmica: la creazione, la conservazione e la dissoluzione. V. Trinità.

    C-D

    Casta. La casta, nella sua concezione originale, non era uno stato ereditario, ma una classificazione basata sulle capacità naturali dell’uomo. Nel corso della sua evoluzione l’essere umano passa attraverso quattro stadi distinti, indicati dagli antichi saggi induisti come sudra, vaisya, kshatriya, e brahmin. Il sudra è interessato soprattutto alla soddisfazione delle esigenze e dei desideri del corpo; l’attività che meglio si addice al suo stato di sviluppo è il lavoro fisico. Il vaisya ambisce sia i conseguimenti materiali sia la soddisfazione dei sensi; possiede maggiori capacità creative del sudra e cerca occupazioni come quella del contadino, dell’uomo di affari e dell’artista o qualunque lavoro possa soddisfare le sue energie mentali. Lo kshatriya, avendo già soddisfatto in molte incarnazioni i desideri degli stati Sudra e vaisya, comincia a cercare il senso della vita; tenta di superare le proprie abitudini cattive, di controllare i sensi e di fare ciò che è giusto. Gli kshatriya sono nobili legislatori, uomini di stato, guerrieri. Il brahmin ha superato la propria natura inferiore, è tendenzialmente portato alla ricerca spirituale e conosce Dio; è perciò in grado di insegnare agli altri e di aiutarli a liberare se stessi.

    Chakra. Nello Yoga, i chakra sono i sette centri occulti della vita e della coscienza, posti nella spina dorsale e nel cervello, che danno vita al corpo fisico e al corpo astrale dell’essere umano. Questi centri sono chiamati chakra (‘ruote’) perché l’energia concentrata in ciascuno di essi è simile al mozzo di una ruota da cui si dipartono raggi di luce e di energia, fonti di vita. In ordine ascendente i chakra sono i seguenti: muladhara (il centro coccigeo, alla base della spina dorsale); svadhisthana (il centro sacrale, cinque centimetri sopra il muladhara); manipura (il centro lombare, opposto all’ombelico); anahata (il centro dorsale, opposto al cuore); vishuddha (il centro cervicale, alla base del collo); ajna (tradizionalmente situato tra le sopracciglia; in realtà, direttamente collegato per polarità con il midollo allungato; si veda anche midollo allungato e occhio spirituale); e sahasrara (sulla sommità del cervello).

    I sette centri sono aperture, o ‘porte’, concepite da Dio, attraverso le quali l’anima è discesa nel corpo e attraverso le quali deve progressivamente risalire allo Spirito mediante la meditazione. L’anima compie sette passi per raggiungere la libertà nella Coscienza Cosmica. Risalendo consapevolmente i sette centri cerebrospinali aperti o ‘risvegliati’, l’anima viaggia sulla strada maestra che porta all’Infinito, la vera via percorrendo la quale tornerà a unirsi a Dio.

    I trattati di yoga generalmente si riferiscono con il termine di chakra solo ai sei centri inferiori, mentre riservano il termine di sahasrara al settimo centro, che è considerato separatamente. Tutti e sette i centri, tuttavia, sono spesso chiamati fiori di loto, i cui petali si aprono, ovvero si volgono verso l’alto, durante il risveglio spirituale, quando l’energia vitale e la coscienza risalgono lungo la spina dorsale.

    Centro Cristico. Il Kutastha, ovvero il chakra ajna, posto nel punto tra le sopracciglia e direttamente collegato per polarità con il midollo allungato (v.); è il centro della volontà e della concentrazione, nonché della coscienza cristica (v.); è la sede dell’occhio spirituale (v.).

    Chitta. Sentimento intuitivo; l’insieme delle facoltà della coscienza, i cui elementi essenziali sono ahamkara (il senso dell’io), buddhi (l’intelligenza) e manas (la mente, cioè la coscienza dei sensi).

    Concentrazione (Tecnica di). La tecnica di concentrazione della Self-Realization Fellowship (chiamata anche tecnica Hong-So) che viene insegnata nelle Lezioni della Self-Realization Fellowship. Questa tecnica aiuta in modo scientifico e ritirare l’attenzione da tutti gli oggetti di distrazione e a indirizzarla verso un solo oggetto alla volta. È perciò di valore incalcolabile per la meditazione, cioè la concentrazione su Dio. La tecnica Hong-So è parte integrante della scienza del Kriya Yoga (v.).

    Corpo astrale. Il sottile corpo di luce dell’essere umano, costituito di prana o vitatroni; è il secondo dei tre involucri che rivestono l’anima: prima il corpo causale (v.), poi quello astrale e infine quello fisico. Le facoltà di cui è dotato il corpo astrale danno vita al corpo fisico, in modo analogo a come l’elettricità illumina una lampadina. Il corpo astrale ha diciannove componenti: l’intelligenza, l’ego, il sentimento, la mente (la coscienza sensoriale); cinque strumenti di conoscenza (le facoltà sensoriali presenti negli organi fisici della vista, dell’udito, dell’odorato, del gusto e del tatto); cinque strumenti di azione (le facoltà attuative presenti negli strumenti fisici della procreazione, dell’escrezione, del linguaggio, della locomozione e dell’abilità manuale); e infine cinque strumenti della forza vitale, che svolgono le funzioni della circolazione, del metabolismo, dell’assimilazione, della cristallizzazione e dell’eliminazione.

    Corpo causale. L’uomo è essenzialmente anima e, in quanto tale, è dotato di un corpo causale. Il suo corpo causale è un’idea-matrice del corpo astrale e di quello fisico. Il corpo causale è composto di 35 idee elementari corrispondenti ai 19 componenti del corpo astrale (v.) e ai 16 componenti materiali di base del corpo fisico.

    Coscienza, stati di. Il comune mortale sperimenta tre stati di coscienza: la coscienza di veglia, quella del sonno e quella del sogno. In nessuno di questi stati l’uomo fa l’esperienza della propria anima, ovvero della supercoscienza, né fa l’esperienza di Dio. L’uomo cristico, invece, ha queste esperienze. Come l’uomo mortale è cosciente di tutto il proprio corpo, così l’uomo cristico è cosciente dell’intero universo, che percepisce come il proprio corpo. Lo stato ulteriore che si raggiunge dopo la coscienza cristica è la coscienza cosmica, l’esperienza dell’unione con Dio nella sua coscienza assoluta al di là della creazione vibratoria, come pure nella sua onnipresenza che si manifesta nei mondi fenomenici.

    Coscienza Cosmica. L’Assoluto; lo Spirito trascendente, che esiste al di là della creazione; Dio Padre. Con coscienza cosmica si intende anche il samadhi, lo stato meditativo di unione con Dio, presente sia nella creazione vibratoria sia al di là di essa. V. Trinità.

    Coscienza Cristica. La coscienza di Dio proiettata nella creazione e immanente in essa. Nelle sacre scritture cristiane è il ‘figlio unigenito’, l’unico puro riflesso di Dio Padre nella creazione; in quelle induiste la coscienza cristica è chiamata Kutastha Chaitanya o Tat, la coscienza universale, ovvero l’intelligenza cosmica dello Spirito onnipresente nella creazione. (I termini ‘Coscienza Cristica’ e ‘Intelligenza Cristica’ sono sinonimi, come lo sono anche ‘Cristo Cosmico’ e ‘Cristo Infinito’). È la coscienza universale, l’unione con Dio, manifestata da Gesù, Krishna e altri avatar. I grandi santi e i grandi yogi la conoscono come samadhi, lo stato meditativo in cui la loro coscienza diviene una cosa sola con l’intelligenza divina immanente in ogni particella del creato; allora essi percepiscono l’intero universo come fosse il proprio corpo. V. Trinità.

    Coscienza di Krishna. Coscienza Cristica; Kutastha Chaitanya. V. Coscienza Cristica.

    Cristo. L’appellativo onorifico di Gesù: Gesù il Cristo. Questo termine sta a indicare anche l’intelligenza universale di Dio che è immanente nella creazione (alla quale a volte si fa riferimento come al ‘Cristo Cosmico’ o al ‘Cristo Infinito’), oppure si usa per riferirsi ai grandi maestri che hanno raggiunto l’unità con questa Coscienza divina. (La parola greca Kristos significa ‘unto’, ‘consacrato’, come il termine ebraico Messia). V. anche Coscienza Cristica e Kutastha Chaitanya.

    Darshan. ‘Sacra vista’, ad esempio del proprio guru, cioè la benedizione che si riceve alla sola vista di un santo che ha realizzato Dio.

    Dharma. Gli eterni principi di rettitudine che sostengono tutta la creazione; il dovere connaturato nell’uomo di vivere in armonia con questi principi. V. anche Sanatana Dharma.

    Dhyana. V. meditazione.

    Diksha. Iniziazione spirituale; dalla radice verbale sanscrita diksh, dedicarsi. V. anche discepolo e Kriya Yoga

    Discepolo. Aspirante spirituale che si rivolge a un guru per poter conoscere Dio e che a tal fine stabilisce con il guru un rapporto spirituale eterno. Nella Self-Realization Fellowship, il rapporto tra guru e discepolo si stabilisce mediante l’iniziazione (diksha) al Kriya yoga. V. anche guru e Kriya Yoga.

    E-G

    Egoismo. Il principio dell’ego o ahamkara (letteralmente, ‘io faccio’) è la causa prima del dualismo, ovvero dell’apparente separazione tra l’uomo e il suo Creatore. L’ahamkara induce gli esseri umani a subire il dominio di maya (v.), a causa della quale il soggetto (l’ego) appare erroneamente come oggetto e le creature presumono di essere i creatori. Respingendo la coscienza dell’ego, l’uomo si ridesta alla propria identità divina, all’unità con la Sola Vita: Dio.

    Elementi (cinque). La Vibrazione Cosmica Aum dà forma a tutta la creazione fisica, incluso il corpo fisico dell’uomo, mediante la manifestazione di cinque elementi (tattva): terra, acqua, fuoco, aria ed etere (v.). I cinque elementi sono forze strutturali, di natura vibratoria e intrinsecamente intelligenti. Senza l’elemento terra non esisterebbe la materia solida; senza l’elemento acqua non esisterebbero i liquidi; senza l’elemento aria non esisterebbero i gas; senza l’elemento fuoco non esisterebbe il calore; senza l’elemento etere non esisterebbe uno sfondo su cui mettere in scena lo spettacolo del film cosmico. Nel corpo, il prana (energia vibratoria cosmica) entra dal midollo allungato e poi si distingue nelle cinque correnti elementari ad opera dei cinque chakra (v.) inferiori: il centro coccigeo (terra), il sacrale (acqua), il lombare (fuoco), il dorsale (aria) e il cervicale (etere). I termini sanscriti per questi elementi sono: prithivi, ap, tej, prana, e akasha.

    Energia cosmica. V. prana.

    Esercizi di ricarica. L’uomo è circondato da energia cosmica, come un pesce è circondato dall’acqua. Gli Esercizi di ricarica, ideati da Paramahansa Yogananda e insegnati nelle lezioni della Self-Realization Fellowship (v.), pongono l’uomo in grado di ricaricare il proprio corpo di energia cosmica o prana universale.

    Etere. Il termine sanscrito akasha, tradotto sia con ‘etere’ sia con ‘spazio’, si riferisce specificamente all’elemento vibratorio più sottile presente nel mondo materiale (v. elementi). Deriva da â, ‘verso’, e kasha, ‘essere visibile’, ‘apparire’. Akasha è l’impalpabile ‘sfondo’ sul quale diviene percettibile ogni oggetto dell’universo materiale. “Lo spazio dà dimensione agli oggetti; l’etere separa le immagini”, ha detto Paramahansa Yogananda. “Lo spazio pervaso d’etere segna la linea di confine tra il cielo, ovvero il mondo astrale, e la terra. Tutte le forze più sottili che Dio ha creato sono fatte di luce o di pensiero e si trovano nascoste dietro una particolare vibrazione che si manifesta come etere.

    Forza vitale. V. prana.

    Guna. I tre attributi della natura: tamas, rajas, e sattva, ossia inerzia, attività e espansione; oppure massa, energia e intelligenza. Nell’uomo i tre guna si esprimono come ignoranza o inerzia, attività o lotta, e saggezza.

    Guru. Maestro spirituale. Sebbene il termine guru sia spesso usato erroneamente per riferirsi a qualsiasi tipo di insegnante o educatore, il vero guru divinamente illuminato è colui che, raggiunto il dominio di se stesso, ha realizzato la propria identità con lo Spirito onnipresente. Solo un tale maestro possiede gli eccezionali requisiti che consentono di guidare un ricercatore nel viaggio interiore verso la divina realizzazione.

    Quando un devoto è pronto a cercare seriamente Dio, il Signore gli manda un guru. Tramite la saggezza, l’intelligenza, la realizzazione spirituale e gli insegnamenti di un tale maestro, Dio guida il discepolo. Seguendo gli insegnamenti del maestro e sottoponendosi alla sua disciplina, il discepolo riesce a esaudire il desiderio della sua anima: gustare la manna della percezione di Dio. Un vero guru, incaricato da Dio di aiutare i sinceri ricercatori in risposta all’intenso desiderio della loro anima, non è un comune insegnante, ma un intermediario di Dio: il corpo, le parole, la mente e la spiritualità del guru sono strumenti di cui Dio si serve per attirare le anime sperdute e ricondurle alla loro dimora di immortalità. Un guru è un’incarnazione vivente della verità delle sacre scritture. È uno strumento di salvezza mandato da Dio in risposta alla richiesta del devoto di ottenere la liberazione dalla schiavitù della materia.

    “Stare in compagnia del guru”, ha scritto Swami Sri Yukteswar ne La scienza sacra (Astrolabio, Roma), “non significa soltanto trovarci alla sua presenza fisica (perché a volte questo è impossibile), ma vuol dire soprattutto racchiuderlo nel nostro cuore, fare nostri i suoi principi e metterci in sintonia con lui”. V. maestro.

    Guru della Self-Realization Fellowship. I Guru della Self-Realization Fellowship (Yogoda Satsanga Society of India) sono Gesù Cristo, Bhagavan Krishna e una linea di successione di grandi maestri dei nostri tempi: Mahavatar Babaji, Lahiri Mahasaya, Swami Sri Yukteswar e Paramahansa Yogananda. Parte integrante della missione della SRF è dimostrare l’armonia e l’essenziale unità tra gli insegnamenti di Gesù Cristo e i precetti yoga di Bhagavan Krishna. Con i loro insegnamenti universali e il loro divino mandato, questi Guru contribuiscono congiuntamente ad adempiere la missione della Self-Realization Fellowship: offrire all’umanità una scienza spirituale pragmatica che consenta a ciascuno di realizzare Dio.

    La trasmissione del ruolo di guru a un discepolo incaricato di continuare la discendenza spirituale di quel guru è chiamata guru parampara. Così, la discendenza dei guru a cui appartiene Paramahansa Yogananda è composta in successione da Mahavatar Babaji, Lahiri Mahasaya e Swami Sri Yukteswar. Prima del suo mahasamadhi, Paramahansaji affermò che per volontà di Dio egli era l’ultimo nella linea di successione dei guru della Self-Realization Fellowship. Dopo di lui, nessun discepolo o presidente della sua organizzazione prenderà mai il titolo di guru. “Quando me ne sarò andato”, ha detto Yogananda, “gli insegnamenti saranno il guru… Tramite gli insegnamenti, voi sarete in sintonia con me e con i grandi Guru che mi hanno mandato”.

    Rispondendo a coloro che lo interrogavano riguardo ai suoi successori alla presidenza della Self-Realization Fellowship/Yogoda Satsanga Society of India, Paramahansaji ha affermato: “A capo di questa organizzazione vi saranno sempre uomini e donne che hanno raggiunto la realizzazione spirituale. Dio e i Guru li hanno già scelti. Essi presteranno la loro opera come miei successori spirituali e miei rappresentanti in ogni questione spirituale e organizzativa”.

    Gurudeva. ‘Maestro divino’, termine sanscrito di uso comune che indica rispetto; viene usato per rivolgersi o riferirsi al proprio maestro spirituale. V. Maestro.

    H-L

    Illusione cosmica. V. maya.

    Induismo. V. Sanatana Dharma.

    Intuizione. L’onnisciente facoltà dell’anima, che consente all’uomo di percepire direttamente la verità senza ricorrere ai sensi.

    Ji. Suffisso di rispetto che viene aggiunto in India agli appellativi e ai nomi propri come ad esempio Gandhiji, Paramahansaji, Guruji.

    Jnana Yoga. (Si pronuncia ghiana yoga) Il sentiero che conduce all’unione con Dio mediante la trasformazione della facoltà intellettuale del discernimento nell’onnisciente saggezza dell’anima.

    Karma. Gli effetti delle azioni passate, compiute in questa vita o in quelle precedenti; dal sanscrito kri, ‘fare’. La legge equilibratrice del karma, come spiegano le scritture induiste, è la legge di azione e reazione, causa ed effetto, semina e raccolto. Nella successione di eventi regolata dalla giustizia naturale, ogni essere umano, con i propri pensieri e le proprie azioni, diviene l’artefice del proprio destino. Ogni forza che egli, saggiamente o stoltamente, ha attivato dovrà ritornare al suo punto di partenza, come un cerchio che inesorabilmente si chiude. Comprendere che la legge del karma è una legge di giustizia permette di liberare la mente umana dal risentimento verso Dio e verso gli uomini. Ogni essere umano porta con sé il suo bagaglio di karma da un’incarnazione all’altra, finché non lo avrà esaurito o trasceso spiritualmente. V. reincarnazione. L’insieme delle azioni compiute dagli esseri umani in una comunità, in una nazione o nel mondo intero costituisce il karma di massa, che provoca effetti circoscritti o di vasta portata in base al grado di bene o di male contenuto da tali azioni e all’equilibrio o disequilibrio tra karma positivo e karma negativo. I pensieri e le azioni di ciascuno contribuiscono perciò al bene o al male di questo mondo e di tutti i popoli che lo abitano.

    Karma Yoga. Il sentiero che conduce a Dio mediante l’azione e il servizio compiuti senza attaccamenti. Servendo altruisticamente, offrendo a Dio i frutti delle proprie azioni e vedendo in Lui l’unico Artefice, il devoto si libera dall’ego e fa l’esperienza di Dio. V. Yoga.

    Krishna. V. Bhagavan Krishna.

    Kriya Yoga. Una sacra scienza spirituale, nata in India millenni or sono. Comprende delle tecniche di meditazione che, praticate con impegno e regolarità, portano alla realizzazione di Dio. Paramahansa Yogananda ha spiegato che la radice sanscrita di kriya è kri, ‘fare’, agire e reagire; la stessa radice è presente anche nella parola karma, la legge naturale di causa ed effetto. Il Kriya Yoga è quindi “l’unione (yoga) con l’Infinito mediante una certa azione o un certo rito (kriya)”. Il valore del Kriya Yoga è esaltato da Krishna nella Bhagavad Gita e da Patanjali negli Yoga Sutra. Riportato in vita nell’era moderna da Mahavatar Babaji (v.), il Kriya Yoga è la diksha (iniziazione spirituale) conferita dai Guru della Self-Realization Fellowship. Dopo il mahasamadhi (v.) di Paramahansa Yogananda, la diksha viene conferita dal suo rappresentante, il presidente e guida spirituale della Self-Realization Fellowship/Yogoda Satsanga Society of India (oppure da una persona designata dal presidente stesso).

    Kundalini. La potente corrente di energia vitale creativa che risiede in un sottile condotto spiraliforme posto alla base della spina dorsale. Nella comune coscienza di veglia, la forza vitale del corpo fluisce dal cervello verso il basso, lungo la spina dorsale, e verso l’esterno, attraverso questo condotto a spirale della kundalini, dando vitalità al corpo fisico e legando alla forma mortale il corpo astrale (v.) e quello causale (v.), come pure l’anima che vi dimora. Negli stati superiori di coscienza che la meditazione si propone di raggiungere, l’energia kundalini subisce un’inversione di direzione, risalendo lungo la spina dorsale e ridestando così le facoltà spirituali latenti nei centri cerebrospinali (chakra). Kundalini è anche detta la ‘forza serpentina’, per la sua configurazione a spirale.

    Kutastha Chaitanya. Coscienza Cristica (v.). La parola sanscrita kutastha significa ‘ciò che rimane immutato’; chaitanya significa 'coscienza'.

    Lahiri Mahasaya. Lahiri era il nome di famiglia di Shyama Charan Lahiri (1828-1895). Mahasaya, un appellativo religioso sanscrito, significa ‘dalla grande mente’. Lahiri Mahasaya era discepolo di Mahavatar Babaji e guru di Swami Sri Yukteswar (a sua volta guru di Paramahansa Yogananda). Lahiri Mahasaya fu il discepolo al quale Babaji rivelò l’antica, e ormai quasi perduta, scienza del Kriya Yoga (v.). Insignito dell’appellativo di Yogavatar (‘incarnazione dello yoga’), fu una figura di fondamentale importanza per la rinascita dello yoga nell’India moderna, impartendo i suoi insegnamenti ed elargendo le sue benedizioni a innumerevoli ricercatori che chiesero la sua guida, senza alcuna discriminazione di casta o di fede religiosa. Fu un maestro simile al Cristo, dotato di poteri miracolosi, ma anche un padre di famiglia, che doveva far fronte a compiti e responsabilità nel mondo del lavoro, dimostrando all’uomo dell’epoca moderna come si possa raggiungere nella vita un equilibrio ideale armonizzando la meditazione con il coscienzioso svolgimento dei propri compiti materiali. La vita di Lahiri Mahasaya è descritta nell’Autobiografia di uno yogi (Astrolabio, Roma).

    Lezioni della Self-Realization Fellowship. Gli insegnamenti di Paramahansa Yogananda, inviati agli studenti della Self-Realization Fellowship di tutto il mondo, sono costituiti da una serie di lezioni, messe a disposizione di tutti i sinceri ricercatori della verità. Le lezioni contengono le tecniche di meditazione yoga insegnate da Paramahansa Yogananda, incluso il Kriya Yoga (v.) riservato a coloro che sono riconosciuti idonei a praticarlo.

    M-P

    Madre Divina. L’aspetto di Dio che agisce nella creazione; la shakti, ovvero la potenza del Creatore Trascendente. Altri termini che indicano questo aspetto della Divinità sono Aum, Shakti, Spirito Santo, Vibrazione Cosmica Intelligente, Natura o Prakriti. È anche l’aspetto di Dio che impersona l’amore e la compassione di una madre.

    Le scritture induiste insegnano che Dio è immanente e allo stesso tempo trascendente, personale e impersonale. Il devoto può cercarlo come Assoluto, come una delle sue eterne qualità manifeste (amore, saggezza, beatitudine, luce), nella forma di qualche Ishta (divinità), oppure come Padre, Madre o Amico.

    Maestro. Colui che ha raggiunto il dominio di se stesso. È anche un termine di rispetto con cui i discepoli si rivolgono al proprio guru (v.). Paramahansa Yogananda ha osservato: “Le caratteristiche distintive di un maestro non sono di natura fisica, ma spirituale… Un maestro si riconosce soltanto dalla capacità di entrare, quando lo desidera, nello stato di sospensione del respiro (savikalpa samadhi) e dalla conquista dell’estasi immutabile (nirvikalpa samadhi)”. V. samadhi.

    Mahasamadhi. In sanscrito: maha (grande) samadhi. L’ultima meditazione, o comunione cosciente con Dio, in cui un maestro che ha raggiunto la perfezione si fonde con il cosmico Aum e abbandona il corpo fisico. Un maestro sa sempre in anticipo il momento, scelto da Dio, in cui dovrà lasciare la propria dimora corporea. V. samadhi.

    Mahavatar Babaji. L’immortale mahavatar (‘grande avatar’) che nel 1861 iniziò al Kriya yoga (v.) Lahiri Mahasaya, permettendo così al mondo di tornare a conoscere questa antica tecnica per raggiungere la salvezza. Eternamente giovane, egli vive da secoli nelle montagne dell’Himalaya, dispensando costantemente le sue benedizioni all’umanità. La sua missione è assistere i profeti a svolgere i particolari compiti che Dio ha loro affidato. Ha ricevuto molti appellativi che esprimono la sua altissima statura spirituale, ma il mahavatar di solito preferisce usare il semplice nome di Babaji, dal sanscrito baba (‘padre’) più il suffisso ji, che si usa in segno di rispetto. Maggiori informazioni sulla vita e sulla missione spirituale di Babaji si trovano nell’Autobiografia di uno yogi. V. avatar.

    Male. La forza satanica che oscura l’onnipresenza di Dio nella creazione, manifestandosi sotto forma di disarmonie, sia nell’essere umano sia nella natura. Inoltre, in senso lato, si riferisce a tutto ciò che si oppone alla legge divina (v. dharma) inducendo l’uomo a perdere la consapevolezza della propria essenziale unità con Dio e ostacolando la sua divina realizzazione.

    Mantra yoga. Comunione divina che si raggiunge ripetendo con devozione e concentrazione parole e suoni primordiali dotati di potenza vibratoria spiritualmente benefica. V. Yoga.

    Maya. Il potere dell’illusione, immanente nella struttura del creato, per cui l’Uno appare suddiviso in molti. Maya è il principio della relatività, dell’inversione, del contrasto, della dualità, degli stati opposti; è il ‘Satana’ (letteralmente, in ebraico, l’‘avversario’) dei profeti dell’Antico Testamento; e il ‘diavolo’ che Cristo ha descritto con i termini espressivi di ‘omicida’ e ‘bugiardo’, perché ‘non vi è verità in lui’ (Giovanni 8,44).

    Paramahansa Yogananda ha detto: “La parola sanscrita maya significa ‘misuratore’; è il potere magico che agisce nella creazione, a causa del quale le limitazioni e le divisioni sembrano esistere nell’Incommensurabile e nell’Indivisibile. Maya è la Natura stessa, sono i mondi fenomenici, immersi in un continuo divenire, in antitesi con la divina Immutabilità. “Nel piano e nel gioco (lila) di Dio, la sola funzione di Satana o maya è cercare di allontanare l’uomo dallo Spirito e di volgerlo verso la materia, di distoglierlo dalla Realtà per spingerlo verso l’irrealtà.

    Meditazione. In senso generale, è la concentrazione sulla propria realtà interiore allo scopo di percepire Dio. La vera meditazione o dhyana è lo stato in cui il devoto fa l’esperienza cosciente di Dio percependolo con le proprie facoltà intuitive. Questo stato si raggiunge solo quando il devoto ha ormai conseguito quella concentrazione assoluta che gli permette di isolare l’attenzione dai sensi e di non subire in alcun modo l’interferenza delle impressioni sensoriali provenienti dal mondo esterno. Dhyana è il settimo passo dell’Ottuplice Sentiero dello yoga di cui parla Patanjali, mentre l’ottavo è il samadhi, ovvero la comunione, l’unità con Dio. V. Patanjali.

    Mente supercosciente. La facoltà onnisciente dell’anima che permette di percepire direttamente la verità; l’intuizione.

    Midollo allungato. Questa parte anatomica posta alla base del cervello (sulla sommità della spina dorsale) è il principale punto di accesso della forza vitale (prana) nel corpo. È la sede del sesto centro cerebrospinale, che ha la funzione di ricevere e dirigere il flusso dell’energia cosmica in entrata. La forza vitale viene immagazzinata nel settimo centro (sahasrara), situato sulla sommità del cervello. Da questo deposito si distribuisce in tutto il corpo. Il sottile centro posto all’altezza del midollo allungato è l’interruttore principale che regola l’afflusso, la conservazione e la distribuzione della forza vitale.

    Mondo astrale. La sfera eterea della creazione del Signore, un universo di luce e di colori composto di forze più sottili di quelle atomiche, cioè di vibrazioni di energia vitale o vitatroni (v. prana). Ogni essere, ogni oggetto, ogni vibrazione presente nel mondo materiale ha un corrispettivo astrale, perché nell’universo astrale (o regno dei cieli) si trova il modello del nostro universo materiale. Al momento della morte fisica, l’anima umana, rivestita di un corpo astrale di luce, ascende a uno dei piani astrali, superiori o inferiori a seconda dei propri meriti, per continuare a evolversi spiritualmente nella maggiore libertà di quel regno etereo, dove rimane per un tempo karmicamente prestabilito, finché non rinasce in un corpo fisico.

    Mondo causale. Dietro il mondo fisico della materia (atomi, protoni, elettroni) e il sottile mondo astrale fatto di luminosa energia vitale (vitatroni), si trova il mondo causale o ideazionale, il mondo del pensiero (ideatroni). Quando ha raggiunto un livello evolutivo che gli consente di trascendere l’universo fisico e quello astrale, l’essere umano dimora nell’universo causale. Nella coscienza degli esseri causali, l’universo fisico e l’universo astrale si trasformano nella loro essenza, il pensiero. Qualsiasi cosa l’uomo fisico possa creare con l’immaginazione, l’uomo causale è in grado di realizzarla concretamente, non avendo altra limitazione se non quella del pensiero. Alla fine, l’uomo si libera dell’ultimo involucro che riveste l’anima, il corpo causale, per unirsi allo Spirito onnipresente, al di là di ogni regno vibratorio.

    Occhio spirituale. L’occhio singolo dell’intuizione e della percezione onnipresente, posto nel centro cristico (kutastha o ajna chakra), tra le sopracciglia. Il devoto che medita profondamente vede l’occhio spirituale come un anello di luce dorata che circonda una sfera blu opalescente, al centro della quale si trova una stella bianco-argentea a cinque punte. Queste forme e questi colori, nell’ordine in cui sono stati descritti, sono epitomi microcosmiche, rispettivamente, del regno vibratorio della creazione (la Natura Cosmica, lo Spirito Santo); del Figlio, ovvero dell’intelligenza divina immanente nella creazione (la Coscienza Cristica); e dello Spirito privo di vibrazioni vibrazioni, al di là della creazione (Dio Padre). L’occhio spirituale è la via di accesso per giungere agli stati più elevati di coscienza divina.

    Anche Gesù ha parlato dell’occhio spirituale: “Quando il tuo occhio è singolo, tutto il tuo corpo sarà pieno di luce… Bada perciò che la luce che è in te non sia oscurità” (Luca 11,34-35).

    Ordine monastico della Self-Realization Fellowship/Yogoda Satsanga Society. Fa parte dell’antico Ordine degli Swami istituito dal primo Shankaracharya per coloro che si sentono chiamati a una vita dedita alla ricerca e al servizio di Dio attraverso gli ideali yoga di attività meditative e di servizio. I monaci e le monache dell’Ordine risiedono negli ashram dell’organizzazione e servono in vari modi l’opera mondiale di Paramahansa Yogananda: conducono i servizi religiosi e altre funzioni spirituali nei templi, i ritiri e le lezioni sugli insegnamenti; offrono ogni mese guida e consigli spirituali a migliaia di studenti degli insegnamenti e amministrano le varie attività umanitarie dell’organizzazione. I monaci, di età e di estrazioni diverse, provengono da tutte le parti del mondo.

    Paramahansa. Appellativo spirituale che denota un vero maestro (v.). Può essere conferito soltanto da un vero guru a un discepolo che soddisfi i necessari requisiti spirituali. Letteralmente paramahansa significa ‘cigno supremo’. Nelle scritture induiste, l’hansa, ovvero il cigno, è simbolo di discernimento spirituale. Nel 1935 Swami Sri Yukteswar conferì questo titolo al suo amato discepolo Yogananda.

    Paramguru. Letteralmente ‘il guru precedente’; il guru del proprio guru. Per gli appartenenti alla Self-Realization Fellowship (i discepoli di Paramahansa Yogananda), il termine paramguru si riferisce a Sri Yukteswar, per Paramahansaji a Lahiri Mahasaya. Mahavatar Babaji è il param-paramguru di Paramahansaji.

    Patanjali. Insigne esponente dello yoga e saggio dell’antichità, autore degli Yoga Sutra, che tracciano i principi del sentiero yoga, articolandolo in otto passi: (1) yama, regole di condotta morale; (2) niyama, precetti religiosi; (3) asana, postura corretta per la meditazione; (4) pranayama, controllo della forza vitale; (5) pratyahara, interiorizzazione della mente; (6) dharana, concentrazione; (7) dhyana, meditazione; e (8) samadhi, unione con Dio.

    Prakriti. La Natura Cosmica; la forza vibratoria creativa e intelligente emanata dallo Spirito, che non solo causa la realtà oggettiva ma al tempo stesso si trasforma nella triplice manifestazione (causale, astrale e fisica) dell’universo e del microcosmo umano.

    Viene definita Maha-Prakriti l’originaria Intelligenza Creativa Indifferenziata di Dio, la Madre Natura Creativa o Spirito Santo, che attraverso la Propria Vibrazione Cosmica causa la manifestazione di tutta la creazione. Para-Prakriti (Natura Pura) e Apara-Prakriti (Natura Impura) — corrispondenti alla terminologia cristiana di Spirito Santo e Satana — sono rispettivamente il potere creativo che esprime l’immanenza della Presenza vibratoria di Dio nella creazione, e il potere tenebroso dell’illusione cosmica che oscura l’Onnipresenza Divina.

    Prana. Scintille di energia intelligente, più sottili di quella atomica, che costituiscono la vita. Le scritture induiste si riferiscono a tali scintille di energia con il nome collettivo di prana, che Paramahansa Yogananda ha tradotto con ‘vitatroni’. L’essenza del prana consiste in pensieri divini condensati; è la sostanza di cui è fatto il mondo astrale (v.) e il principio vitale dell’universo fisico. Nel mondo fisico esistono due tipi di prana: (1) l’energia vibratoria cosmica, che è onnipresente nell’universo, dà forma a tutte le cose e le mantiene in esistenza; (2) il prana specifico o energia che pervade e sostiene ogni corpo umano mediante cinque correnti o funzioni. La corrente prana assolve la funzione della cristallizzazione; la corrente vyana quella della circolazione; la samana l’assimilazione; la udana presiede al metabolismo; e l’apana all’eliminazione.

    Pranam. Una forma di saluto usuale in India. Si congiungono le palme delle mani la cui base tocca il cuore e la punta delle dita la fronte. Questo gesto è in realtà una variante del pranam che letteralmente significa ‘saluto completo’, dalla radice sanscrita nam ‘saluto o inchino’ e il prefisso pra ‘completo’. Un pranam è il saluto usato generalmente in India. Rivolto ai rinuncianti e ad altre persone tenute in alta considerazione spirituale, può essere accompagnato dalla parola: ‘Pranam’.

    Pranayama. Controllo cosciente del prana (la vibrazione o energia creativa che attiva e sostiene la vita nel corpo). La scienza yoga del pranayama è il metodo diretto per isolare la mente dalle funzioni vitali e dalle percezioni sensoriali che tengono avvinto l’uomo alla coscienza del corpo. Il pranayama libera quindi la coscienza umana, permettendole di entrare in comunione con Dio. Tutte le tecniche scientifiche che portano all’unione dell’anima con lo Spirito possono essere classificate sotto il termine Yoga, e il pranayama è il metodo yoga più valido per raggiungere questa unione divina.

    R-S

    Raja Yoga. Il sentiero ‘regale’, o più elevato, che conduce all’unione con Dio. Il Raja Yoga insegna la meditazione scientifica (v.) come mezzo supremo per realizzare Dio e include i più elevati principi di base di tutte le altre forme di yoga. Gli insegnamenti Raja Yoga della Self-Realization Fellowship tracciano un sistema di vita che consente la completa evoluzione del corpo, della mente e dell’anima e ha come fondamento la meditazione Kriya Yoga (v.) . V. yoga.

    Rajarsi Janakananda (James J. Lynn). Grande discepolo di Paramahansa Yogananda, e suo primo successore in qualità di presidente e capo spirituale della Self-Realization Fellowship/Yogoda Satsanga Society of India fino alla morte avvenuta il 20 febbraio 1955. Mr. Lynn ha ricevuto l’iniziazione spirituale al Kriya Yoga da Paramahansaji nel 1932; la sua evoluzione spirituale è stata così veloce che il Guru lo chiamava amorevolmente “san Lynn”, prima di conferirgli nel 1951 il nome monastico di Rajarsi Janakananda.

    Realizzazione del Sé. Paramahansa Yogananda ha dato la seguente definizione di Realizzazione del Sé: “Essere consapevoli – nel corpo, nella mente e nell’anima – che siamo una cosa sola con l’onnipresenza di Dio; che non dobbiamo pregare per raggiungerla, perché non solo le siamo vicini in ogni istante, ma anche perché l’onnipresenza di Dio è la nostra onnipresenza; che siamo parte di Lui in questo momento proprio come lo saremo sempre. Tutto ciò che dobbiamo fare è migliorare la nostra conoscenza”.

    Reincarnazione. La dottrina secondo la quale gli esseri umani, costretti dalla legge dell’evoluzione, si reincarnano ripetutamente in vite sempre più elevate; il loro progresso comunque viene rallentato dalle azioni e dai desideri sbagliati e accelerato dall’impegno spirituale — finché non raggiungono la realizzazione del Sé e l’unione con Dio. Avendo così trasceso le limitazioni e le imperfezioni della coscienza mortale, l’anima è libera per sempre dalla reincarnazione forzata. “Chi sarà vincitore, lo farò colonna del tempio del mio Dio, e non ne uscirà più fuori” (Apocalisse 3,12).

    Respiro. “Attraverso il respiro, la mente umana subisce l’influsso di innumerevoli correnti cosmiche, che la rendono irrequieta”, ha detto Paramahansa Yogananda. “In questo modo il respiro lega l’umanità agli effimeri mondi fenomenici. Per sottrarsi alle sofferenze della transitorietà ed entrare nel regno beato della Realtà, lo yogi impara a calmare il respiro con la meditazione scientifica”.

    Rishi. Veggenti, esseri superiori che manifestano la saggezza divina; in particolare, il termine si riferisce ai saggi illuminati dell’India dell’antichità, che ricevettero intuitivamente la saggezza contenuta nei Veda.

    Sadhana. Sentiero di disciplina spirituale. Le specifiche istruzioni e pratiche meditative impartite da un guru ai suoi discepoli, seguendo fedelmente le quali questi ultimi raggiungono infine la realizzazione divina.

    Samadhi. Il passo supremo dell’Ottuplice Sentiero dello Yoga, delineato dal saggio Patanjali (v.). Il samadhi si raggiunge quando colui che medita, l’attività della meditazione (che permette di ritirare la mente dai sensi grazie al processo di interiorizzazione) e l’oggetto della meditazione (Dio) divengono una Cosa sola. Paramahansa Yogananda ha spiegato che “negli stati iniziali di comunione con Dio (savikalpa samadhi), la coscienza del devoto si fonde con lo Spirito Cosmico; la forza vitale si ritira dal corpo, che appare come ‘morto’, cioè immobile e rigido. Lo yogi è pienamente consapevole dello stato di animazione sospesa in cui si trova il suo corpo. Progredendo verso gli stati spirituali più elevati (nirvikalpa samadhi), egli tuttavia riesce a entrare in comunione con Dio senza alcuna rigidità corporea, nel normale stato di veglia della coscienza, e persino mentre continua a svolgere impegnative mansioni terrene”. Entrambe queste forme di samadhi sono contraddistinte dall’unità con la beatitudine sempre nuova dello Spirito, ma il nirvikalpa è raggiunto soltanto dai maestri più evoluti.

    Sanatana Dharma. Letteralmente, ‘religione eterna’. È il nome dato all’insieme degli insegnamenti vedici, che prese il nome di induismo dopo che i greci chiamarono indù le popolazioni che risiedevano sulle rive del fiume Indo. V. dharma.

    Satana. Letteralmente, in ebraico, ‘l’avversario’. Satana è la forza universale cosciente e indipendente che mantiene tutto e tutti nell’illusione, avvinti alla coscienza materialistica di essere entità finite e separate da Dio. Per ottenere questo risultato, Satana usa le armi di maya (l’illusione cosmica) e di avidya (l’illusione individuale, ovvero l’ignoranza). V. maya.

    Sat-Chit-Ananda. Termine sanscrito per indicare Dio che esprime la natura essenziale dello Spirito come Essere eterno o Verità (Sat), coscienza infinita (Chit) e Beatitudine sempre nuova (Ananda).

    Sat-Tat-Aum. Sat: la Verità, l’Assoluto, la Beatitudine; Tat: l’intelligenza o coscienza universale; Aum: la cosmica vibrazione creativa intelligente, la parola simbolo di Dio. V. Aum e Trinità.

    Sé. Con l’iniziale maiuscola, si riferisce all’atman, cioè all’anima, per distinguerlo dal comune ‘sé’, che indica la personalità o l’ego (v.). Il Sé è lo Spirito individualizzato, la cui natura è gioia sempre esistente, sempre cosciente e sempre nuova. La meditazione permette di fare l’esperienza di queste divine qualità che sono proprie dell’anima.

    Self-Realization. Abbreviazione di Self-Realization Fellowship (SRF), l’organizzazione religiosa fondata da Paramahansa Yogananda; spesso da lui usata in discorsi informali, ad esempio “insegnamenti della Self-Realization”, “Casa Madre della Self-Realization a Los Angeles”, ecc.

    Self-Realization Fellowship. L’organizzazione religiosa internazionale e non settaria fondata da Paramahansa Yogananda negli Stati Uniti nel 1920 (e in India nel 1917 con il nome di Yogoda Satsanga Society of India) per diffondere in tutto il mondo i principi spirituali e le tecniche di meditazione del Kriya Yoga (v.) e per promuovere tra i popoli di ogni razza, cultura e fede religiosa una maggiore comprensione dell’unica Verità che è a fondamento di tutte le religioni. (V. “Scopi e ideali della Self-Realization Fellowship”). Paramahansa Yogananda ha spiegato che il nome ‘Self-Realization Fellowship’ significa “amicizia con Dio grazie alla realizzazione del Sé e amicizia con tutte le anime che sono alla ricerca della verità”.

    Self-Realization Magazine. Rivista trimestrale pubblicata in inglese dalla Self-Realization Fellowship. Riporta i discorsi e gli scritti di Paramahansa Yogananda e altri articoli spirituali, pratici e informativi di interesse attuale e di valore permanente.

    Shankara, Swami. Talvolta nominato come Adi (“il primo”) Shankaracharya (Shankara +acharya,“maestro”); il più illustre filosofo dell’India. L’epoca in cui è vissuto è incerta: molti studiosi la fanno risalire all’VIII o all’inizio del IX secolo. Egli espose il concetto di Dio non come un’astrazione negativa, ma come Beatitudine positiva, eterna, onnipresente, sempre nuova. Shankara riorganizzò l’antico Ordine degli Swami e fondò quattro grandi math (centri monastici di educazione spirituale), i cui capi in successione apostolica portano il titolo di Jagadguru Sri Shankaracharya. Il significato di Jagadguru è “colui che insegna al mondo”.

    Siddha. Letteralmente “colui che ha successo”. Colui che ha raggiunto la realizzazione del Sé.

    Spirito Santo. La sacra Vibrazione Cosmica Intelligente emanata da Dio per strutturare e sostenere la creazione originata dalla sua Essenza vibratoria. È perciò la santa Presenza divina, la sua Parola, onnipresente nell’universo e in ogni forma di manifestazione, veicolo del perfetto riflesso universale di Dio, ovvero della Coscienza Cristica (v.). È il Consolatore, la Madre Natura Cosmica, Prakriti (v.). V. anche Aum e Trinità.

    Sri. Titolo di rispetto. Quando precede il nome di un religioso, significa ‘santo’ o ‘venerato’.

    Sri Yukteswar, Swami. Swami Sri Yukteswar Giri (1855-1936), il Jnanavatar (incarnazione della saggezza) dell’India; guru di Paramahansa Yogananda e paramguru dei kriyaban della Self-Realization Fellowship. Sri Yukteswar fu discepolo di Lahiri Mahasaya. Su richiesta di Mahavatar Babaji, guru di Lahiri Mahasaya, scrisse La scienza sacra (Astrolabio, Roma), un trattato sulla fondamentale unità esistente tra le scritture cristiane e quelle induiste, e preparò Paramahansa Yogananda alla sua missione spirituale nel mondo, la diffusione del Kriya Yoga (v.). Paramahansa Yogananda ha descritto con amore la vita di Sri Yukteswarji nell’Autobiografia di uno yogi.

    Suono Cosmico. V. Aum

    Supercoscienza. La pura coscienza intuitiva dell’anima, onniveggente ed eternamente beata. A volte il termine è usato in senso generale per indicare tutti i vari stati del samadhi (v.) che si sperimentano nella meditazione; ma in particolare si riferisce al primo stato, in cui il devoto abbandona la coscienza dell’ego e realizza il proprio Sé come anima, fatta a immagine di Dio. Seguono quindi gli stati superiori di realizzazione: la coscienza cristica e la coscienza cosmica (v.).

    Swami. Un membro del più antico ordine monastico indiano, riorganizzato nel IX secolo dallo Swami Shankara (v.). Uno swami prende ufficialmente i voti del celibato e della rinuncia ai legami e alle ambizioni terrene; si dedica alla meditazione e ad altre pratiche spirituali, nonché al servizio dell’umanità. Il venerando Ordine degli Swami ha dieci suddivisioni: Giri, Puri, Bharati, Tirtha, Saraswati e altre. Swami Sri Yukteswar e Paramahansa Yogananda appartengono al ramo Giri (“montagna”). La parola sanscrita Swami significa “colui che è una cosa sola con il Sé (Swa)”.

    T-Z

    Tattvas. V. elementi.

    Trinità. Quando lo Spirito manifesta la creazione, diviene la Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo; ovvero Sat, Tat e Aum. Il Padre (Sat) è Dio in quanto Creatore (la Coscienza Cosmica), che esiste al di là della creazione. Il Figlio (Tat) è l’onnipresente intelligenza di Dio immanente nella creazione (la Coscienza Cristica o Kutastha Chaitanya). Lo Spirito Santo (Aum) è il potere vibratorio di Dio che produce entità oggettive e diviene quindi la creazione.

    Molti cicli cosmici della creazione e della dissoluzione si sono succeduti nel corso dell’Eternità (v. yuga). Al momento della dissoluzione cosmica, la Trinità e le altre relatività della creazione si dissolvono nuovamente nello Spirito Assoluto.

    Uomo. Vocabolo italiano che traduce in senso più ampio il corrispettivo inglese ‘man’ del testo originale. La parola ‘man’ deriva dalla stessa radice sanscrita di manas, mente – la capacità esclusivamente umana del pensiero razionale. La scienza dello yoga tratta la coscienza umana dal punto di vista del Sé (atman) essenzialmente androgino. Poiché non vi è altra terminologia in inglese in grado di trasmettere queste verità psicologiche e spirituali senza eccessive contorsioni lessicali, l'uso del termine man (uomo) e derivati è stato mantenuto non nel senso strettamente distintivo del vocabolo man (uomo), che denota solo la metà maschile della razza umana, ma nel suo più ampio significato originale (di componente dell’umanità).

    Upanishad. Letteralmente la “parte finale dei Veda”; le Upanishad o Vedanta sono considerati l’essenza dei quattro Veda e formano la base dottrinale della religione induista.

    Veda. I quattro testi delle scritture induiste: Rig Veda, Sama Veda, Yajur Veda e Atharva Veda. Consistono essenzialmente di canti sacri, rituali e versi per infondere vitalità e spiritualità in ogni fase della vita e dell’attività umana. Tra tutti gli innumerevoli testi indiani, i Veda (dalla radice sanscrita vid, ‘sapere’) sono gli unici a non essere stati attribuiti ad alcun autore. Il Rig Veda attribuisce agli inni un’origine celeste e ci dice che, se pur modificati nella veste linguistica esteriore, sono giunti fino a noi dai ‘tempi antichi’. Rivelati da Dio ai rishi (‘veggenti’) di era in era, si ritiene che i quattro Veda siano dotati di nityatva, ovvero di assoluta, eterna validità.

    Vedanta. Letteralmente “parte finale dei Veda”; la filosofia che discende dalle Upanishad, ossia dall’ultima parte dei Veda. Shankara (VIII o inizio del IX secolo) è stato il più grande commentatore del Vedanta, in cui si asserisce che Dio è l’unica realtà e che la creazione è essenzialmente un’illusione. Poiché l’uomo è la sola creatura capace di concepire Dio, deve egli stesso essere divino, e quindi il suo dovere è quello di realizzare la propria vera natura.

    Vibrazione Cosmica Intelligente. V. Aum.

    Vitatroni. V. prana.

    Yoga. Dal sanscrito yuj, ‘unione’. Il significato più alto della parola yoga nella filosofia induista è quello di unione dell’anima individuale con lo Spirito, raggiunta per mezzo di metodi scientifici di meditazione. Considerando l’intero panorama della filosofia induista, lo Yoga è uno dei sei sistemi canonici: Vedanta, Mimamsa, Sankhya, Vaisesika, Nyaya e Yoga. Vi sono inoltre vari metodi yoga: Hatha Yoga, Mantra Yoga, Laya Yoga, Karma Yoga, Jnana Yoga, Bhakti Yoga e Raja Yoga. Il Raja Yoga, lo yoga completo o ‘regale’, è il metodo insegnato dalla Self-Realization Fellowship, lo stesso che Bhagavan Krishna esalta nella Bhagavad Gita, parlando con il suo discepolo Arjuna: “Lo yogi è più grande degli asceti che disciplinano il corpo, più grande anche dei seguaci del sentiero della saggezza o di quello dell’azione; sii tu, o Arjuna, uno yogi!” (Bhagavad Gita VI,46). Il saggio Patanjali (v.), massimo esponente dello Yoga, ha tracciato otto passi specifici, compiendo i quali il Raja Yogi raggiunge il samadhi, ovvero l’unione con Dio. Essi sono: (1) yama, regole di condotta morale; (2) niyama, precetti religiosi; (3) asana, postura corretta per la meditazione; (4) pranayama, controllo della forza vitale; (5) pratyahara, interiorizzazione, ottenuta ritirando i sensi dagli oggetti esterni (6) dharana, concentrazione; (7) dhyana, meditazione; e (8) samadhi, unione con Dio.

    Yogi. Chi pratica lo Yoga (v.). È uno yogi chiunque pratichi una tecnica scientifica per raggiungere la realizzazione divina. Può essere celibe o sposato, avere responsabilità nel mondo oppure essere consacrato alla vita religiosa.

    Yogoda Satsanga Society of India. Il nome con cui in India è nota l’organizzazione di Paramahansa Yogananda. La Yogoda Satsanga Society fu fondata da Yogananda nel 1917. La sede principale, Yogoda Math, è situata sulle rive del Gange a Dakshineswar, vicino a Kolkata. La Yogoda Satsanga Society ha un math (monastero) anche a Ranchi, nel Jharkhand (una volta Bihar), e molti altri centri. Oltre ai vari centri Yogoda di meditazione sparsi in tutta l’India, vi sono più di venti istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, da quelle del primo ciclo a quelle universitarie. Yogoda, un termine coniato da Paramahansa Yogananda, deriva da yoga (‘unione, armonia, equilibrio’) e da (‘ciò che dispensa’). Satsanga è una parola composta da sat (‘verità’) e sanga (‘amicizia’). Per l’Occidente Sri Yogananda ha tradotto il nome indiano con ‘Self-Realization Fellowship’.

    Yuga. Un ciclo o periodo della creazione, descritto negli antichi testi induisti. Sri Yukteswar (v.) descrive ne La scienza sacra un ciclo equinoziale di 24.000 anni e la posizione che vi occupa attualmente l’umanità. Questo ciclo si svolge all’interno del più lungo dei cicli universali degli antichi testi, come fu calcolato dai rishi delle ere passate e commentato nell’Autobiografia di uno Yogi, cap. 16.


    Guida alla pronuncia